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Udu e Rete della conoscenza contro il decreto attuativo della riforma
Gelmini che "penalizza pesantemente gli atenei del Sud Italia". Negato
il diritto allo studio a migliaia di studenti. Assemblee fino al 7
febbraio
LECCE
– “Il governo dichiara un’altra volta guerra agli studenti e le
studentesse del nostro Paese”. La denuncia arriva dagli studenti Link –
Udu e Rete della conoscenza Puglia e fa riferimento ad un decreto
attuativo della riforma “Gelmini”, con cui l’attuale ministro al ramo,
Francesco Profumo intende rimodulare il meccanismo di accesso al diritto
allo studio. Una manovra che, a detta degli interessati, escluderebbe
“arbitrariamente” migliaia di studenti, “discriminando pesantemente il Sud, imponendo tempi ancora più forsennati a chi studia per essere in regola per il mantenimento della borsa di studio”.
A
tutti gli studenti e le studentesse con reddito Isee superiore ai 14
mila e 300 euro (contro i precedenti 17 mila Iseeu in Puglia) sarà
negato l’accesso al bando per l’erogazione delle borse di studio nel Sud
Italia. Al Nord ed al Centro, invece, i limiti massimi saranno
rispettivamente di 20 mila e 17 mila e150 euro Isee. Conti alla mano, la
presunta penalizzazione sarebbe, a detta delle associazioni
studentesche, la “prova” della “volontà di danneggiare ulteriormente gli
studenti del Sud”.
“Questo governo – tuonano i ragazzi - applica
criteri di reddito inferiori per la nostra regione differenziando i
criteri di accesso tra regioni del sud e del nord, mentre recentemente
(decreto legislativo 68 del 2012) sul piano della tassazione studentesca
ha invece omogeneizzato la contribuzione studentesca su tutto il
territorio nazionale, con un aumento in Puglia da 77 a 140 euro”.
Un meccanismo “malsano ed iniquo” che, secondo loro, porterà a tre inevitabili conseguenze. Innanzitutto, l’espulsione dal sistema di diritto allo studio regionale di migliaia di studenti
e studentesse restringendo i criteri di accesso ad esso: “La
conseguenza immediata è l’abbandono dall'università da parte di quegli
studenti, specialmente nel Mezzogiorno, che in assenza dei sussidi, che
dovrebbero essere garantiti dalla Costituzione, non potranno più
sostenerne i costi necessari per proseguire gli studi”.
Poi,
“l'esodo forzato dal sud al nord di tantissimi studenti con Isee
superiore a 14 mila e 300 euro con l’ulteriore svuotamento delle nostre
università”. Infine, denunciano le associazioni, ci saranno migliaia di
studenti che all’università “non si iscriveranno mai”.
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“Riteniamo
molto pericolose le conseguenze dell'approvazione del decreto e per
questo chiediamo con forza che tale provvedimento venga respinto nella
riunione della conferenza Stato-Regioni in programma il 7 Febbraio
prossimo. – si legge in una nota stampa - Per questo lanciamo un appello
a tutti gli studenti e le studentesse pugliesi e proclamiamo in tutte le università lo stato di agitazione permanente fino al 7 febbraio.
Fino ad allora, ci riuniremo in assemblee ed occupazioni, nelle
università e nelle residenze universitarie per programmare tempi e modi
delle contestazioni a questo decreto”.
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